Esame Periodico Universale per gli Stati Uniti – Novembre 2020

Ognuno dei 193 membri delle Nazioni Unite deve passare attraverso il meccanismo dell’esame Periodico Universale del Consiglio dei Diritti Umani ogni quattro anni. Durante questo processo, lo Stato membro esaminato ha la possibilità di “comunicare le misure prese per migliorare la situazione dei Diritti Umani nel suo paese e per adempiere ai suoi obblighi in materia di Diritti Umani” (OHCHR). Il processo offre anche agli altri stati membri la possibilità di porre delle domande e di fare delle raccomandazioni a questo proposito, cosa che viene fatta oralmente durante una riunione di una mezza giornata. Il paese esaminato presenta un rapporto scritto che pone l’accento sul modo in cui ha messo in pratica le raccomandazioni dell’esame precedente; il gruppo di lavoro raccoglie delle informazioni date da vari esperti sulle problematiche riguardanti i Diritti Umani durante i quattro anni precedenti; e le ONG esprimono le loro osservazioni critiche sulla situazione dei Diritti Umani nel paese. Tutto questo fa parte del processo di revisione. In seguito, il paese esaminato riceve un rapporto scritto a cui deve rispondere entro una determinata scadenza.

Durante il terzo esame Periodico degli Stati Uniti, nel corso della riunione del Consiglio dei Diritti Umani del novembre 2020, è stato interessante constatare la differenza esistente tra il rapporto scritto del paese e le questioni sollevate da altri paesi o dalle ONG. Nel loro rapporto scritto, gli Stati Uniti parlano della legislazione e dei decreti che si ritiene proteggano e facciano rispettare i diritti umani, evitando ogni riferimento a ciò che avviene sul loro territorio. Dall’altro lato, le informazioni raccolte dal gruppo di lavoro e quelle presentate dalle ONG e da altri soggetti interessati, segnalano avvenimenti e situazioni concrete, quali dei raduni di sostenitori della supremazia bianca, delle minacce contro i mass-media e la separazione di famiglie alla frontiera meridionale.

Nelle raccomandazioni fatte da numerosi paesi durante la stessa riunione, è stato interessante sentire che tanti paesi, durante il loro intervento, si sono concentrati sugli stessi problemi. Gli Stati Uniti hanno ricevuto più di 300 raccomandazioni, alcune di esse erano più centrate su problemi nazionali: razzismo sistemico, xenofobia, delineamenti razziali, uso eccessivo della forza da parte della polizia, la pena di morte. Altri sollecitavano gli Stati Uniti ad essere meno negazionisti, ad aderire al Consiglio dei Diritti Umani e all’accordo di Parigi sul clima, a cessare di sanzionare i membri della Corte Penale Internazionale. Gli Stati Uniti sono stati invitati a ratificare numerosi trattati che avevano già firmato: la Convenzione sull’Eliminazione di tutte le Forme di Discriminazione contro le Donne (CEDAW), la Convenzione sui Diritti del Bambino (CRC), la Convenzione sui Diritti delle Persone con Handicap (CRPD) e il Patto Internazionale sui Diritti Sociali, Economici e Culturali (CSECR).

Alcuni paesi hanno osservato che gli Stati Uniti devono vegliare a che tutti abbiano accesso alle cure sanitarie, che riducano il tasso di mortalità materna, in aumento in questi ultimi cinque anni e che è il più alto tra i paesi industriali.  Molti hanno parlato della necessità di affrontare la violenza armata, di porre fine alla flagrante disuguaglianza, alla povertà, e di assicurarsi che tutti i cittadini abbiano diritto di voto, senza alcuna discriminazione  o tentativo di privazioni di diritti.

L’esame termina con un rapporto scritto e delle raccomandazioni del Consiglio dei Diritti Umani che serviranno come basi per il prossimo Esame Periodico Universale del paese.